Primo concorso di progettazione: scuola primaria per Volpago del Montello





E' stata senza dubbio una bellissima esperienza che mi ha insegnato tanto, visto che "sbagliando s'impara"! Mi ha riportato un po' indietro nel tempo, perché preparando gli elaborati, ho rivissuto le ansie tipiche da "pre-esame-universitario"; contemporaneamente, però, mi ha fatto anche capire quali siano i temi progettuali, che dovrò approfondire in futuro, per rendere la mia preparazione professionale più completa e competitiva.




Purtroppo il Tempo è il primo e più importante avversario da battere in competizioni di questo genere ed in questa prima sfida mi ha battuto in pieno: non mi ha permesso per esempio di completare il progetto con le sistemazioni esterne...

La relazione paesaggistica

Alcuni clienti e colleghi tecnici mi hanno chiesto di recente come si fa una relazione paesaggistica.
Quello che ho potuto imparare sulle relazioni paesaggistiche è merito di un seminario organizzato dagli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti, i quali hanno invitato i tecnici della Sovrintendenza a parlarne e a confrontarsi con noi progettisti.
E' emerso questo:
  1. quello che viene richiesto nella relazione paesaggistica è più semplice di quanto sembra,
  2. i tecnici della sovrintendenza sono persone meno burocrate di quanto ci si potrebbe aspettare.
Se viene richiesta una relazione paesaggistica, l'intervento in questione va ad alterare un territorio tutelato da un vincolo paesaggistico, quindi occorre per prima cosa andarsi a leggere il tipo di vincolo in questione, perché ovviamente non sono tutti uguali, anche se molto spesso sono "fumosi", cioè poco chiari.
I contenuti della relazione in questione, quindi, saranno i seguenti:
  1. descrizione dello stato di fatto con riferimento al vincolo, quindi è gradito l'inserimento di tutto ciò che possa favorire la descrizione stessa, come carte di vario genere, fotografie, planimetrie, ecc...
  2. descrizione dell'intervento progettato, con particolare riferimento all'aspetto esterno e alle sue relazioni con il paesaggio, quindi non occorre allegare tutte le tavole del progetto, ma solo quelle che ne spiegano l'esterno (planimetrie, sistemazioni esterne, prospetti, sezioni ambientali), in scala abbastanza "piccola", quindi in maniera alquanto schematica;
  3. spiegazione delle scelte progettuali e degli interventi di mitigazione, sempre e comunque in riferimento al particolare vincolo della zona in questione...e qui entra in scena il temuto "fotoinserimento".
Cos'è un fotoinserimento? Qualcuno ha risposto: non è il rendering dell'intervento. Ma è d'obbligo correggere: il fotoinserimento non può essere solo un rendering dell'intervento. Si tratta bensì di un semplice fotomontaggio: nel senso che quelli della Sovrintendenza vorrebbero vedere il paesaggio reale che circonda l'intervento, una volta che l'intervento sarà finito, ma prima che i lavori abbiano inizio. Mi vengono in mente un sacco di modi per realizzare un fotomontaggio, ma quello più sbrigativo e con un alto rapporto qualità/prezzo, tira in ballo per forza di cose il rendering. Si prende il progetto, se ne fa un modello virtuale tridimensionale (uso di software C.A.A.D.), se ne ricava una immagine fotorealistica (operazione di rendering), si aggiusta l'immagine ricavata per ottenere il risultato voluto dalla sovrintendenza (uso di software di fotoritocco), cioè si fa il vero e proprio fotomontaggio. Per fare queste operazioni occorrono dalle 10 alle 30 ore nette di lavoro: dipende dalla complessità dell'intervento, ma soprattutto dalla complessità dell'inserimento nello stato di fatto. Molto spesso capita, infatti, che di 30 ore di lavoro una ventina siano solo di fotoritocco.
Importante puntualizzare che le uniche cose renderizzate devono essere quelle che ancora non ci sono nella realtà, quindi è inutile limitarsi solo al rendering del progetto, renderizzando magari anche il contesto che rimmarrà invariato dopo l'intervento: questo è proprio quello che la Sovrintendenza non vuole vedere.

Contro il logorio del calcolo strutturale


Queste due immagini sono un piccolo esempio della mia "attività secondaria", necessaria per compensare quella principale di strutturista.
Qualche giorno fa l'ingegnere per cui collaboro mi fa: "Io non riuscirei mai a fare calcolo strutturale di continuo come fai te!" Io ho sorriso, prendendo l'esclamazione come un complimento, ma contemporaneamente ho pensato a tutte le elaborazioni 3D, render e fotoinserimenti, che avevo fatto per... "sfogarmi"; dare cioè sfogo alla creatività dopo tanto serio, utile, ma anche un po' freddino calcolo strutturale.

Progetto lampo

Per questa casina di campagna, ho avuto a disposizione 10 giorni... Una vera sfida!

Addizione


Questa strutturina sembrava proprio facile, se non fosse per il piano terra rialzato, rispetto al piano dell'ampio parcheggio scoperto, in corrispondenza del portone di accesso agli appartamenti. Per "imbrogliare" il programma di calcolo ho pensato ad un escamotage... Hai capito qual'è?

Collaborazione con altri studi

Qualcuno da anonimo mi ha chiesto: "...che tipo di contributo ti ha dato lo studio dove lavori sulla progettazione strutturale"?
Beh, quasi tutto: un luogo, l'hardware, i softwares, all'inizio anche un po' di formazione per imparare il software strutturale, ecc...
Adesso sarei più autonoma, perché nel frattempo mi sono attrezzata a lavorare con le mie forze: mi sono comprata diversi programmi con relativa licenza, un pc più potente, ecc.. Ma è difficile farsi una clientela in questa città dove si conoscono tutti e diffidano dei nuovi arrivati... Capita perfino che, se il tuo stile di progettazione non è uguale a quello degli altri, ti prendono per incompetente :-o
In pratica per lo studio curo l'analisi dei carichi, la modellazione strutturale, la redazione degli esecutivi; i risultati, poi, sono supervisionati dall'ing. titolare, che nel frattempo mi ha aiutato a risolvere tutti i problemi incontrati nella progettazione. Di fatto sono e figuro come "collaboratrice" dell'ing. titolare, anche negli elaborati grafici...
...non mancano però quelli che mi scambiano per segretaria...:-\

Architettura Tecnica e Tipologie edilizie

PROGETTO PER LA NUOVA SISTEMAZIONE DELLE BANCARELLE DI PIAZZA DEI MIRACOLI
Si tratta di due piani di parcheggio interrato, sotto una piazza sistemata a verde e circondata da un portico dove distribuire le bancarelle di Piazza dei Miracoli. Completano l'intervento: un ristorante, una sala espositiva, spazi per alcuni negozi e i bagni pubblici.
Il tema di questo progetto era stato scelto e sviluppato una prima volta per l'esame di Composizione Architettonica 2.
Per quell'esame, però, visto che l'attenzione era rivolta tutta alla forma, la progettazione del parcheggio sotterraneo risultò incompatibile con gli edifici al piano terra.

Fu quindi durante la preparazione di questo esame (vedi titolo), che cominciai a sviluppare una coscienza critica sul rapporto struttura/forma.
Ripresi in mano il progetto e ne aggiustai la struttura portante per renderla compatibile con la forma e le varie funzioni.

Fu decisamente un'esperienza interessante.

ARGOMENTO E PERSONAGGI COINVOLTI

PROGETTAZIONE DI NUOVO CENTRO PARROCCHIALE IN GROSSETO
Primo Relatore: Prof. Ing. Massimo Dringoli
Secondo Relatore: Prof. Don Severino Dianich

Premessa sulla Tesi di Laurea

Non potevo non pubblicare qualcosa sulla mia tesi di Laurea, visto anche che quasi tutti i professionisti lo fanno... Non lo avevo ancora fatto per diversi motivi:


  1. Avendo un carattere ipercritico, qualsiasi mio lavoro non mi sembra all'altezza di essere pubblicato, ma sforzandomi...anche perché altrimenti nessuno verrebbe a conoscenza della mia attività!

  2. La scorsa primavera ho mandato un sunto della tesi (sia grafico, sia letterario) all'associazione Frate Sole, per partecipare al Premio Europeo di Architettura Sacra 2007, quindi non volevo pubblicare nulla prima di sapere il risultato. Il risultato è finalmente stato pubblicato sul sito dell'associazione, quindi mi sono sentita libera di pubblicare qualcosa. (per la cronaca: la mia tesi non è stata meritevole di alcun riconoscimento,quasi a confermare il primo punto)

  3. La mancanza di tempo ed ispirazione (storia vecchia)

PIANTE

Una tesi che non sperimenti qualcosa di nuovo, secondo me, non è una vera tesi di laurea, ma un puro esercizio. In questa tesi la sperimentazione più ardita riguardava i fuochi liturgici, in particolare la posizione dell'ambone, che, invece di essere messo da una parte ed in "prossimità dell'assemblea" come veniva richiesto dalla Nota Pastorale sulla Progettazione di Nuove Chiese, è stato messo in asse con l'altare ed il portale d'ingresso, così da favorire l'ascolto della Parola e non sminuire la centralità dell'altare stesso.

Per i dettagli, cliccare sull'immagine.


SEZIONI

L'idea di colorare di rosso le superfici sezionate fu del mio primo relatore e si è rivelata un'idea vincente: subito, a colpo d'occhio, si capisce quali sono le parti interne e quelle esterne.

Per apprezzare i dettagli, occorre cliccare sull'immagine.


PROSPETTI

Nella preparazione delle tavole degli esami precedenti non avevo mai colorato i prospetti, le viste 3D quasi sempre e con varie tecniche, ma i propetti li consideravo elaborati troppo "tecnici" per sottoporli ad una "frivolezza" come la colorazione.
Così, quando il mio primo relatore mi "ordinò" di colorare a mano i prospetti, rimasi stupita e quasi perplessa, ma non obbiettai nulla, visto che per tutto il tempo della progettazione mi ero rifiutata di fargli il plastico!
Il risultato mi sbalordì!
Se troverò il tempo e l'ispirazione per appendere nello studio degli elaborati della tesi, incornicerò sicuramente i prospetti colorati a mano!
Qui sopra, se non si capisse... c'è lo sviluppo delle pareti interne dell'aula liturgica principale: l'unico prospetto interno.


PROSPETTIVE ESTERNE

Vista principale dalla strada d'accesso
Vista laterale da una traversa della strada d'accesso
Vista in avvicinamento al cortile
Vista d'accesso al cortile


PROSPETTIVE INTERNE

Vista dell'aula liturgica principale dal fondo
Vista dell'aula liturgica principale uscendo dalla sagrestia
Viasta della cappella feriale dall'ingresso
Vista della cappella feriale da un posto a sedere in fondo
Vista trasversale dell'aula liturgica principale, la zona bianca è il battistero


ASSONOMETRIE

La prima volta che il mio relatore vide l'accesso per i diversamente abili all'aula liturgica principale, ricordo che lo definì un "percorso di guerra"...;-)
Sarebbe stato decisamente troppo facile fare i render del modello della mia tesi, così, il relatore mi ordinò di colorare propetti e viste 3D tutte a mano con le matite colorate.... 8-O
...Così mi ritrovai gli ultimi 15 giorni della mia carriera scolastico/universitaria a fare la stessa identica attività con cui l'avevo cominciata 22 anni prima: colorare con le matite! Decisamente un ritorno al passato!

IL PRIMO PROGETTO NON SI SCORDA MAI

Era la lontana estate del 1998 quando progettai per la prima volta un edificio. Si trattava del "progettino" dato come compito dal corso di Disegno Edile insieme a due rilievi fatti per le strade di Pisa. Il tema era "La dimora rustica" e ci vennero forniti la planimetria del lotto e gli indici urbanistici. Lo progettai proprio con il cuore: tutto a mano, partendo dall'elenco delle attività, fino alla lucidatura a china delle 2 sudatissime tavole A1 complete di particolari costruttivi! La cosa più bella era percorrere la mia opera con la mente: mi divertivo cioè ad immaginare cosa avrei visto se ci fossi entrata realmente.
Quando comprai Archicad, fu il mio primo pensiero: devo ricreare "La dimora rustica" in 3D! Era uno sfizio che prima o poi dovevo togliermi e così è stato. L'occasione è stata il test della nuova versione 11 del programma, in poche ore l'ho "tirata su" e nell'arco di un mesetto di calendario sono riuscita a divertirmi con diversi render di cui si possono vedere sopra alcuni esemplari...
A distanza di 9 anni, ho trovato diverse scelte progettuali discutibili, ma ne rimango comunque affezionata!

IL NUOVO CHE NON INVECCHIA

E' strano come io riesca, anche da uno spunto banalissimo, a finir per ragionare di Architettura.
La sigla finale del film Pixar "Alla ricerca di Nemo" ha rilanciato un successo del cantante Bobby Darin, ‘Beyond the sea’, una canzone che trovai lì per lì molto rilassante, senza sapere di chi fosse. Quando mi accorsi che la stessa canzone faceva da colonna sonora dello spot di una nota marca di automobili (delfini che saltano nell'oceano,ma comodamente seduti nell'auto), ho voluto approfondire la conoscenza sulla canzone in questione con una ricerchina in rete. Sorpresa! Non solo ho scoperto che il cantante che rese celebre il brano era il marito di Sandra Dee (il ragazzo che la corteggia nel film "Torna a settembre"), ma anche che aveva una villa super-mega-iper-fantastica (oggi in vendita a soli 3,7 milioni di dollari). Addirittura esiste un sito che permettere di visitare tutta la villa foto per foto! Invito tutti a fare una capatina: http://www.1411risingglen.com/
Imbambolata, ho seguito il tour foto per foto ed ho notato una cosa... buffa. Essendo stata costruita nel lontano 1955, i dettagli del mobilio, specialmente quello delle "sale da bagno" e delle camere, mi hanno ricordato le case dei miei nonni! Questo mi ha dato molto da pensare, un po' quando su un manuale illustrato dell'università vidi la foto di una delle prime auto (stile nonna papera) con sullo sfondo un edificio nuovo di pacca progettato da Le Corbusier: l'edificio era ancora attualissimo e l'auto ormai superata. Così la villa di Darin: il suo stile è ancora attuale, nonostante abbia 62 anni suonati, mentre i dettagli "tecnologici" risultano ormai superati. Qui in maremma, ma forse è una pratica comune un po' dappertutto, sembra accadere esattamente l'opposto: i clienti e/o committenti ricercano i dettagli più tecnologici trascurando totalmente la qualità della forma architettonica e della progettazione funzionale degli ambienti interni, che non sembra essere compatibile con la logica del profitto, deduco io... Così Grosseto è stratificata: dove vai puoi capire dalla forma degli edifici in che periodo sono stati costruiti, perché la forma è sempre lasciata alle mode del momento (oggi vanno tanto gli abbaini), così il patrimonio edilizio invecchia, senza lasciare nulla di attuale. Anzi, nella nuova produzione noto addirittura la scarsa attenzione alle regole basilari della progettazione funzionale, come per esempio l'analisi dei percorsi, o lo studio della luce in relazione all'orientamento, mah! Di questo passo, riusciremo a tornare al livello delle baraccopoli degli operai inglesi della rivoluzione industriale? Forse dal punto di vista funzionale ci siamo già ;-P

L'ultima fatica



Questa è la struttura su cui ho lavorato fino a un giorno fa. E' stata la struttura più grande su cui abbia mai messo le mani. Le tavole grafiche esecutive (39 in A1 e A1 allungati ad hoc) sono pronte, e mancano solo la scelta della ditta esecutrice e la nomina del collaudatore. Durante la progettazione la struttura è già stata cambiata 3 o 4 volte, spero proprio di non doverla più toccare.

Vano ascensore esterno


Con questa struttura fuori dall'ordinario ho potuto affinare la mia capacità progettuale delle parenti in c.a..

Prova di velocità



Questa struttura è stata una vera prova di velocità nel senso che lo studio che me l'ha commissionata mi ha dato solo un giorno di tempo per progettarla, ma il lavoro fatto a monte era così impeccabile, che ce l'ho fatta!

La classica schieretta...anzi, no.



A prima vista questa strutturina facile facile mi ha ispirato una certa simpatia, anche perché sarebbe andata bene per 5 lotti tutti uguali. In realtà si è rivelata un tormento: il committente, durante la progettazione è intervenuto 5 o 6 volte per apportare modifiche, anche sostanziali, sia all'architettonico, sia allo strutturale, e per di più l'ultima modifica l'ha lasciata in balìa dei singoli compratori degli appartamenti. Risultato? Ho calcolato le sollecitazioni più di 20 volte!