IL PRIMO PROGETTO NON SI SCORDA MAI

Era la lontana estate del 1998 quando progettai per la prima volta un edificio. Si trattava del "progettino" dato come compito dal corso di Disegno Edile insieme a due rilievi fatti per le strade di Pisa. Il tema era "La dimora rustica" e ci vennero forniti la planimetria del lotto e gli indici urbanistici. Lo progettai proprio con il cuore: tutto a mano, partendo dall'elenco delle attività, fino alla lucidatura a china delle 2 sudatissime tavole A1 complete di particolari costruttivi! La cosa più bella era percorrere la mia opera con la mente: mi divertivo cioè ad immaginare cosa avrei visto se ci fossi entrata realmente.
Quando comprai Archicad, fu il mio primo pensiero: devo ricreare "La dimora rustica" in 3D! Era uno sfizio che prima o poi dovevo togliermi e così è stato. L'occasione è stata il test della nuova versione 11 del programma, in poche ore l'ho "tirata su" e nell'arco di un mesetto di calendario sono riuscita a divertirmi con diversi render di cui si possono vedere sopra alcuni esemplari...
A distanza di 9 anni, ho trovato diverse scelte progettuali discutibili, ma ne rimango comunque affezionata!

1 commento:

Veronica Romeo ha detto...

Cara Valeria, rispondo sul tuo sito a questo post perchè è in questo "frangente" che ti ho conosciuta, e cioè in ambito universitario.
Ho visto restituito il tuo progetto della casa rustica e tante cose mi sono balenate alla mante: le "nostre prime vere fatiche"...il primo importante progetto che ci ha visti tutti noi davvero immersi per la prima volta nel mondo dell'edilizia: parlo di edilizia e non di architettura, perchè nel corso dei miei anni sono cambiati profondamente io miei punti di vista.
Dall'entusiasmo col quale sono partita, così ricco di aspettative artistico-creative, sono passata ad un'entusiasmo squisitamente tecnico, per il quale il primo vero obiettivo non è quello di creare uno spazio architettonico, ma risolvere i problemi puramente tecnici inerenti la sua realizzazione.
Forse perchè mi occupo prevelentemente di strutture e di studio del particolare costruttivo dal punto di vista realizzativo...e questa è la fortuna che ho avuto: percorrere casualmente una strada che in realtà non sapevo fosse mia (non pensavo avrei fatto la strutturista ma nel mio profondo forse già lo ero!)
Se c'è una cosa che ho imparato, e che reputo sia alla base della nostra professione, non è certo la conoscenza tecnica del settore, bensì il costante bisogno di porsi domande e la voglia di ottenere risposte! io le identifico come curiosità nel capire le cose e astuzia nel ricercare le risposte!
Non so se la pensi come me ma più che l'architetto come hanno voluto farci diventare, io mi sento un tecnico ed è quello che voglio essere!
Grazie per avermi ispirato questa riflessione...spero di vederti o almeno sentirti presto!
Un grande abbraccio...veronica